Ipocondria

Che cos’è

Diagnosi

Frequenza

Causa

Cura

Che cos’è l’Ipocondria

L’ipocondria, più recentemente definito come Disturbo d’Ansia per le malattie, è un disturbo che si contraddistingue per l’eccessiva preoccupazione legata al timore di contrarre una malattia, oppure per la convinzione di soffrire di una grave malattia, sebbene non esistano sintomi fisici, referti diagnostici tali da avvalorare questa convinzione. Che si sia preoccupati di contrarre una qualche malattia, o che si sia già convinti di averne una, spesso (anche se non sempre, come vedremo) le persone che soffrono di Ipocondria ricercano rassicurazioni mediche, o effettuano più esami di quelli di cui hanno realmente bisogno, l’effetto tranquillizzante delle rassicurazioni mediche o della negatività degli esami a cui si sottopongono, tuttavia, tende a il disagio e le preoccupazioni solo per breve tempo, per poi tornare ad avere nuovamente eccessiva preoccupazione riguardo il proprio stato di salute. 

Il timore di contrarre una qualsiasi malattia non può essere, di per sé, considerato sempre un disturbo. È quantomeno sano sperare e cercare, per quanto possibile al nostro controllo, stare bene e in salute. Cerchiamo di comprendere allora come questo timore, di per sé fisiologico, diventa così intenso e incessante al punto da configurarsi in una vera e propria malattia della psiche, rifacendoci a un evento di cui tutti abbiamo timore in questo periodo storico della nostra vita, il Covid-19.

Il Covid-19 si è presentato al mondo come un virus dalle origini sconosciute, dall’altissima contagiosità e dalla pericolosa letalità. Dalla nostra, invece, soprattutto agli inizi della Pandemia, non possedevamo armi con le quali competere con questo nuovo Coronavirus, durante i primi mesi, infatti, erano pochi i mezzi più elementari per poterlo contrastare (mascherine, igienizzanti per le mani, guanti), ed erano ancora meno i presidi salva-vita (una cura efficace, respiratori, posti letto nei Reparti Intensivi). Di fatto, il Covid-19 si è mostrato, si mostra, e chissà per quanto ancora si mostrerà ai nostri occhi come una grave minaccia alla salute nostra e a quella dei nostri cari. Il timore di contrarre questo virus non ci rende, ovviamente, tutti ipocondriaci. A tal proposito, studi condotti nel periodo della SARS, mostravano come chi aveva un adeguato livello di ansia contraeva meno il virus, probabilmente perché più solito a rispettare le misure di protezione e quelle di restrizione. Eppure, gli studi sul tema hanno riportato un aumento del Disturbo da Ansia di Malattia. Il confine tra fisiologia e sofferenza psichica va valutato nei pensieri, nell’umore e nei comportamenti dell’individuo

  • Per quanto riguarda i primi, le persone che soffrono di Ipocondria, spesso dopo aver vissuto un evento particolarmente traumatico (come la morte prematura di un caro, o una grave malattia vissuta in maniera diretta o indiretta) sviluppano uno stile di pensiero catastrofico riguardo alla propria salute. A questi pensieri spesso seguirà l’attenzione diretta a segni e sintomi derivanti dal proprio corpo (come il ritmo cardiaco, l’attività gastro-intestinale, la deglutizione, la respirazione, ecc.). Altre persone focalizzeranno l’attenzione su aspetti esteriori del soma come macchie della pelle. Altre, infine, essere attenti alle secrezioni del proprio corpo, come il colore della saliva, delle feci e dell’urina o, ancora, controllare la presenza di sangue in queste ultime;
  • I pensieri sono accompagnati da un costante e intenso livello di ansia. Non è da considerarsi anomalo che una persona che è convinta di aver contratto una grave malattia stia in ansia. Il punto è che la credenza di base (cioè l’aver sviluppato la malattia) è fallace, inesatta;
  • A una convinzione per cui si crede di aver sviluppato una grave malattia seguiranno ovviamente comportamenti protettivi, cioè atti a contrastare l’ipotetica malattia contratta (visite mediche, esami ematici, indagini radio-diagnostiche). Oppure a comportamenti di evitamento, come lo può essere evitare gli sforzi, oppure discutere di malattie o morte. 

Di fatto è facile intuire come sia l’intensità del pensiero catastrofico a generare tutta una serie di emozioni e comportamenti figli di quella credenza inesatta. Sta, dunque, nei pensieri il confine tra fisiologia e disturbo.

1. Diagnosi di Ipocondria

Nelle precedenti sezioni abbiamo discusso di cosa rappresenta per i Medici Psichiatri il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Per quanto riguarda l’Ipocondria, per poter porre questa diagnosi il paziente dovrà soddisfare i seguenti criteri:

  • Eccessiva paura di contrarre o convinzione di avere una grave malattia;
  • In genere i sintomi fisici lamentati non sono presenti o, se presenti, sono di lieve entità e non giustificano l’eccessiva preoccupazione; se effettivamente è presente il rischio di sviluppare una malattia, la preoccupazione risulta comunque chiaramente eccessiva o sproporzionata;
  • È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e una tendenza ad allarmarsi facilmente per il proprio stato di salute;
  • La persona mette in atto comportamenti eccessivi riguardanti la salute (per esempio, attua ripetuti controlli sul proprio corpo cercando segni di malattia, ecc.) oppure presenta comportamenti di evitamento che risultano disadattivi per la vita della persona (per esempio, evitare gli appuntamenti dal medico, ecc.);
  • Per definire tale condizione come Ipocondria è necessario che la preoccupazione per la malattia sia presente da almeno 6 mesi (nell’arco di questo periodo però è possibile che la persona cambi la specifica patologia temuta);

2. Frequenza dell’ipocondria

Ancor più difficile che per gli altri Disturbi d’Ansia risulta stimare il tasso di prevalenza dell’Ipocondria nella popolazione generale. Le percentuali variano dall’1% al 10%, per questo risultano di difficile interpretazione.

3. Causa dell’ipocondria

Per spiegare l’insorgenza dell’Ipocondria, anche in questo caso si fa riferimento al modello bio-psico-sociale, secondo cui su una predisposizione innata si innestano caratteristiche personologiche della persona, che si sono create sulla scorta di eventi sociali di vita traumatici. A proposito di questi ultimi, recenti ricerche hanno notato come la vita di molte persone affette da Ipocondria siano state segnate da malattia o morte di una persona molto vicina al paziente, evento che lo sensibilizzerebbe verso il timore che gli possa capitare la stessa condizione; inoltre, sono stati riconosciuti come fattori predisponenti quelli più educativi, per esempio uno stile genitoriale caratterizzato da atteggiamenti iperprotettivi fin dalla prima infanzia, che aiutano a generare un’immagine di sé come fragile, debole, più vulnerabile alle malattie.

4. Cura dell’ipocondria

Come per gli altri Disturbi d’Ansia, anche la cura dell’Ipocondria fonda le sue basi sull’utilizzo di una corretta terapia farmacologica e sul trattamento Cognitivo-Comportamentale.

  • Per quanto riguarda la prima, infatti, è ormai comune l’utilizzo di farmaci cosiddetti antidepressivi. Si tratta di farmaci noti oramai da decenni e che sono capaci di aumentare il livello di un neurotrasmettitore chiamato serotonina nel cervello, capace di rimodulare il normale funzionamento dei pensieri, evitando (in questo caso in maniera funzionale) di sviluppare pensieri eccessivamente ansiosi circa il timore di contrarre delle malattie. 
  • Il trattamento cognitivo-comportamentale è essenziale nell’individuazione e nell’interruzione dei circoli viziosi tipici dell’ipocondria. La persona, infatti, per gestire l’ansia, derivante dai pensieri catastrofici sopra descritti, mette in atto una serie di comportamenti protettivi, di evitamento che diventano dei fattori di mantenimento del disturbo stesso; per esempio, i controlli che la persona attua sul corpo mantengono l’attenzione sul tema delle malattie, amplificandone in maniera irrealistica e inesatta la gravità.

Il ruolo dello Psichiatra, invece, sarà quello in grado di capire chi necessiterà di una farmacoterapia, chi di una psicoterapia, e chi, infine, di una comunione delle due terapie.