Ansia Sociale
Che cos’è
Diagnosi
Frequenza
Causa
Cura
Che cos’è l’Ansia sociale
Come per l’ansia in generale, ritenere minaccioso il giudizio degli altri, e quindi l’ansia che si prova in ambito sociale, non necessariamente è un fatto patologico.
Cerchiamo di distinguere i confini tra normalità e patologia prendendo come esempio un caso tipico di quella che viene chiamata Fobia Sociale.
Siamo nel mezzo del nostro cammino universitario, ma il peso degli esami incombe. Da qualche tempo viviamo delle difficoltà con il nostro compagno; una cara parente, per di più, ha appena appreso di avere una malattia grave. Percepiamo quindi il tempo che viviamo come particolarmente stressante e pericoloso. Giungiamo ad un livello di ansia, l’emozione che si attiva di fronte alle minacce, ai pericoli, maggiore del solito. In questo periodo di forte stress emozionale stiamo preparando uno di quegli esami universitari particolarmente difficili, e, per una serie di eventi, non arriviamo preparati come avremmo voluto. Ci troviamo, dunque, in sede d’esame, in una situazione che percepiamo come pericolosa (e ne abbiamo tutte le ragioni). È il nostro turno, e ci mettiamo seduti di fronte al Professore per l’esposizione orale.
A questo proposito, va sottolineato che connotano l’ansia pensieri “ansiosi” (“E se dovesse chiedermi qualcosa che non ho studiato?”, “Se non dovessi passare questo esame, come farò a preparare gli altri in poco tempo?”) e correlati somatici neurovegetativi (aumento del battito cardiaco, aumento della frequenza respiratoria, tensione muscolare che si diffonde persino ai muscoli delle corde vocali, etc).
Capita che, più di ogni altra volta in cui abbiamo provato ansia, durante l’esame, invece che rispondere alle difficili domande che ci pone il professore, che percepiamo giudicante (come è normale che sia), pensiamo ai nostri sintomi e ai segni dell’ansia. Ci capita di credere che sia “imbarazzante” oppure “da deboli” provare ansia, e che a causa di questo il professore possa ritenere che non saremo in grado di svolgere nel futuro qualsiasi tipo di professione.
Si è, dunque, creato il circolo vizioso dell’ansia.
Ricordiamo, è normale provare ansia in situazioni che presentano una reale minaccia, in questo caso il non superare l’esame; quando, invece, si ha ansia dell’ansia, questa si è trasformata da normale emozione a patologia da curare. Con il tempo l’ansia di mostrare i sintomi dell’ansia agli altri si diffonderà alle più comuni situazioni di vita quotidiana: mangiare in pubblico, parlare di fronte alle persone, presentarsi agli sconosciuti. “Cosa penseranno di me, se vedono che sono ansioso?”. Si è così sviluppato un disturbo.
1. Diagnosi di un Disturbo d’Ansia sociale
Cerchiamo di capire, attraverso l’esempio, il confine tra normalità e disturbo. È sano provare un senso di minaccia quando ci si confronta con il giudizio delle persone, questo ci aiuta ad affrontare con più attenzione le prove cui ci sottoponiamo. Nel caso citato, questo significherà, sostanzialmente, prepararsi più adeguatamente all’esame al fine di evitare di andare incontro a “una brutta figura” e al fallimento della prova.
Quando, allora, l’ansia del giudizio diventerà patologica e, dunque, disturbante?
- In ottica Cognitivo-Comportamentale, quando si crea, come abbiamo visto per i Disturbi d’Ansia in generale, il cosiddetto circolo vizioso, e quindi “ l’ansia dell’ansia ”. Quando, cioè, il nostro timore non sarà più solo quello di evitare una brutta figura, ma sarà quello di evitare di mostrarci ansiosi, imbarazzati, impacciati, goffi, bizzarri. Daremo più attenzione ai sintomi dell’ansia, e quindi ad evitare di mostrarli, che alla prova da affrontare. Come nell’esempio avremo più paura di mostrarci ansiosi dinanzi al professore, che di esporre in modo corretto e completo. Staremo più attenti alla forma con cui ci esprimiamo, che al contenuto delle nostre risposte. Questo implicherà uno spreco di energie, e l’attenzione non sarà più rivolta alla prova in sé (ansia normale: superare l’esame) quanto all’evitare di mostrarci ansiosi (ansia sociale: timore di mostrarsi ansiosi e impacciati).
- Sempre in ottica Cognitivo-Comportamentale, distinguono la normalità dal disturbo le conseguenze dell’ansia, e in questo caso gli evitamenti. Come detto, è fisiologico e adattativo, sano, d’aiuto, provare ansia in situazioni sociali in cui vi è da sottoporsi a una prestazione sociale. Di norma l’ansia, che si esprime, come visto prima, attraverso pensieri e sintomi corporei (battito cardiaco accelerato, tensione muscolare, etc), si risolve entro pochi minuti e gradualmente sparisce, lasciando la persona libera di esprimersi con maggiore tranquillità rispetto al momento iniziale. Quando l’ansia diventa un disturbo, invece di diminuire in intensità nel corso della prova, si autoalimenta (come nell’esempio dell’esame) e cresce al punto da diventare un ostacolo al normale svolgimento della prestazione. Staremo ben attenti affinché gli altri non ne percepiscano i sintomi, quindi ci concentreremo sul nostro battito del cuore, sulla nostra frequenza respiratoria (temendo possa venirci un attacco di panico), sulla nostra voce tesa (il cosiddetto “nodo in gola”); questa attenzione rivolta ai sintomi non farà altro che aumentare i livelli di ansia e si verrà così a creare un circolo vizioso. Conseguenza di ciò sarà che svilupperemo attesa apprensiva rispetto alle prossime prove sociali. Potremo trovarci nelle condizioni di pensare spesso al prossimo esame, di pensare di evitarlo perché non tollerabile l’ansia che si prova; nei casi più severi potremo pensare che dovremo stare attenti a più situazioni sociali, come il parlare di fronte a un gruppo di persone, come lo scrivere di fronte a qualcuno, come il presentarsi a una persona sconosciuta. In tutte queste situazioni perderemo l’obiettivo principale e adattivo dell’ansia, fare bene, e ci concentreremo più sull’evitare di mostrarci ansiosi, impacciati, goffi.
- Infine, secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, ciò che rende l’ansia sociale un disturbo è un disagio clinico intenso provato dalla persona o una compromissione del suo funzionamento socio-lavorativo. L’ansia, cioè, diventa un ostacolo allo stare bene.
2. Frequenza del Disturbo d’Ansia sociale
Risulta difficile quantificare con esattezza la frequenza dei disagi mentali. Essendo insita nel disturbo la tendenza a vergognarsi delle proprie emozioni, solo una piccola parte di essi, purtroppo, raggiunge l’attenzione di un Medico Psichiatra. Per questa ragione questi disturbi, che invece sono caratterizzati da un’ottima possibilità di guarigione totale, tendono spesso a cronicizzarsi, il che significa che le persone che ne soffrono tendono a una vita di evitamenti, zoppicando sul piano del funzionamento socio-lavorativo. Non rivolgersi a un Medico significherà per esse non vivere al massimo delle loro possibilità.
Tuttavia, ricerche internazionali su grandi campioni di persone hanno permesso di far emergere percentuali di prevalenza e incidenza di questa malattia. Si crede che in Italia abbiano sofferto, soffrono, o soffriranno nella loro vita più del 2% degli Italiani. Stime simili si riscontrano nei maggiori Paesi Europei.
3. Causa di un Disturbo d’Ansia sociale
Come per gli altri Disturbi d’Ansia, gli studi non riconoscono una causa univoca che fa insorgere questo disagio mentale. Spesso si fa riferimento al modello bio-psico-sociale, secondo cui su una predisposizione innata si innestano caratteristiche personologiche della persona, che si sono create a seguito di eventi sociali di vita faticosa. Più nello specifico:
- i fattori biologici si ascrivono alla genetica. Noi tutti nasciamo con delle caratteristiche innate, che ci vengono tramandate, tramite il DNA, dalle generazioni precedenti alla nostra. E’ emerso da studi di tipo familiare, di tipo genetico, di tipo radio-diagnostico, che esistono persone il cui sistema nervoso appare più sensibile agli stimoli ansiogeni; questo risponderà, dunque, con una maggiore reattività ed emotività ansiosa. È, inoltre, ormai noto come nelle famiglie di persone che soffrono di Ansia Sociale ci sia più possibilità di trovare persone che soffrono di un Disturbo d’Ansia in generale;
- i fattori psicologici si ascrivono, invece, alla personalità di un individuo. Per personalità si intende il modo che una persona ha di vedere sé stesso, gli Altri e il Mondo. Si ritrovano nelle persone con un Disturbo d’Ansia sociale spesso caratteristiche personologiche come una bassa autostima del sé, la sensazione di essere meno validi rispetto agli altri, una alta sensibilità alle critiche;
- i fattori ambientali si ascrivono, infine, agli eventi di vita vissuta in famiglia o in società. Spesso sono co-responsabili dei pensieri descritti sopra. Sarà più facile sviluppare una bassa autostima del sé quando un individuo in giovane età è stato soggetto a costanti critiche o insulti da parte dei propri familiari, insegnanti o compagni di pari gruppo, se non a fenomeni di bullismo.
E’ utile sottolineare, tuttavia, la soggettività di ogni individuo che avrà diversa predisposizione biologica, diversi pensieri e caratteristiche di personalità, diverse storie di vita. L’imbrigliamento di questi fattori genererà un Disturbo d’Ansia Sociale che sarà diverso da individuo a individuo. Diversa potrà essere, dunque, la cura.
4. Cura di un Disturbo d’Ansia sociale
Come per gli altri Disturbi d’Ansia, il processo di cura può servirsi di più opzioni terapeutiche, da utilizzarsi singolarmente o, più spesso, insieme. Dagli studi è ormai riconosciuta la validità, nel trattamento del Disturbo d’Ansia Sociale, della Terapia Cognitivo-Comportamentale e della terapia psicofarmacologica. Partiamo da quest’ultima.
Sono oramai, infatti, diversi decenni che la terapia di fondo di un Disturbo d’Ansia si serve dei cosiddetti Antidepressivi. Il nome, tuttavia, non deve trarre in inganno. Queste molecole non sono esclusivamente utilizzate nella sofferenza depressiva, invece, sono foriere di un effetto biologico in grado di diminuire, alla lunga, la sensibilità agli eventi ansiogeni. Sono farmaci che, purtroppo, risentono di stigma e retaggi culturali, e che per questo incutono timore. Tuttavia, si tratta di farmaci caratterizzati da alta efficacia e da blandi effetti collaterali, a cui comunque il corpo si adatta nel breve termine. Infine, esulano dal temuto effetto della dipendenza. Solo in casi specifici possono essere utilizzate Benzodiazepine, farmaci calmanti, che vengono associate spesso all’inizio della terapia farmacologica in attesa che gli Antidepressivi esplichino completamente il loro effetto (serviranno infatti alcune settimane perché siano efficaci sui sintomi);
Vanno, tuttavia, curati anche i pensieri disfunzionali attraverso cui si mantiene il Disturbo d’Ansia Sociale. Come detto, con la predisposizione biologica si intersecano fattori psicologici, dunque pensieri, che, figli di eventi di vita sociali sfavorevoli, sono responsabili di come vediamo il nostro sé, gli Altri e il Mondo. E’ essenziale agire su di essi, criticandone il contenuto (Perché, in fondo, dovrebbe essere così imbarazzante essere un po’ più ansiosi degli altri?) ed esponendo gradualmente l’individuo, dotato ora di pensieri meno inflessibili e più funzionali, alle situazioni sociali temute. Questo processo di cambiamento è possibile con una psicoterapia Cognitivo-Comportamentale, che agisce, appunto, sui pensieri e sui comportamenti della persona.
E’, infine, utile sottolineare come spesso la guarigione di un Disturbo d’Ansia sociale si ottiene con l’utilizzo di entrambi gli approcci. Una volta ridotta la sensibilità agli eventi ansiogeni (con i farmaci) e una volta smussati i pensieri in cui ci si è incastrati (con la psicoterapia Cognitivo-Comportamentale) si può decidere di sospendere farmaci e psicoterapia.