Depressione

Che cos’è

Diagnosi

Causa

Cura

Che cos’è la depressione

La depressione altro non è che la forma patologica della tristezza. Per questo è importante capire, così come fatto per gli altri Disturbi descritti, il confine tra normalità e patologia. 

La tristezza, così come l’ansia, la rabbia, il senso di colpa, è una reazione fisiologica agli stimoli del Mondo che fa parte della nostra vita quotidiana. In generale, le emozioni sono, appunto, risposte che il nostro cervello mette in atto di fronte a particolari eventi, o stimoli. 

Non tutti di fronte allo stesso evento risponderemo con le stesse emozioni. A qualificare ciò che proviamo è la nostra personale interpretazione degli eventi.

  • Se valuterò, per esempio, una situazione come un’ingiustizia che credo di aver subito (qualcuno che, giunto in cassa al cinema dopo di me, mi supera in fila) proverò rabbia.
  • Se valuterò l’evento di fronte a me come pericoloso, minaccioso, in quel caso proverò l’emozione dell’ansia.
  • Se, invece, avrò l’impressione di aver perso qualcosa in maniera irrimediabile (un lutto, la perdita di una compagna o di un amico) proverò tristezza.

Tornando, dunque, al concetto di depressione, è facile comprendere come la tristezza non sia di per sé, sempre, un fatto patologico.

Genererà in noi tristezza, dunque, la perdita irrimediabile di qualcuno, che sia esso un amico, un familiare, o di un qualcosa a cui eravamo particolarmente legati: un hobby, un lavoro. Il confine tra tristezza e depressione sta dunque nell’umore, nei pensieri, nel comportamento, nel funzionamento.

1. Diagnosi di episodio Depressivo Maggiore

Per fare diagnosi di Episodio Depressivo Maggiore, appunto, secondo il DSM devono essere soddisfatti almeno cinque dei seguenti criteri:

  • tono dell’umore deflesso per la maggior parte della giornata e quasi tutti i giorni, secondo quanto riportato dalla persona;
  • perdita di piacere ed interesse per quasi tutte le attività precedentemente svolte;
  • cambiamenti nell’appetito e conseguentemente del peso corporeo;
  • disturbi del sonno (insonnia, ipersonnia, protratti e continuativi);
  • agitazione, irrequietezza o tendenza al rallentamento psicomotorio;
  • riduzione delle risorse energetiche, con facile stancabilità e spossatezza;
  • sensazione di sentirsi incapace, inadeguato, di valere poco, sensi di colpa eccessivi;
  • ridotta capacità di pensare o concentrarsi su ogni attività ed estrema indecisione in attività lavorative o extra-lavorative;
  • pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio;

Non si tratta, dunque, solo di umore triste; questo ha, infatti, coinvolto anche la biologia del corpo, nel senso di fame o di sonno, o i pensieri, che diventano dunque ruminativi e incentrati su inguaribilità o morte.

2. Causa di episodio Depressivo Maggiore

Come per gli altri Disturbi della Psiche, non esiste una causa univoca della depressione: alla base del disturbo vi sarebbero diversi fattori di tipo biologico, ambientale e psicologico. Alcuni studi hanno dimostrato che vi è una componente innata (fattori biologici) che può favorire o meno lo sviluppo di un quadro depressivo. La tendenza alla depressione può essere dunque acquisita.

  • I soli fattori biologici mostrano una riproducibilità nello sviluppo di disturbi depressivi all’interno delle stesse famiglie.
  • I fattori genetici, tuttavia, non spiegano nella totalità lo sviluppo della patologia. Dalle ricerche scientifiche emerge, infatti, che se un gemello è depresso, l’altro gemello, dotato dello stesso corredo genetico, ha una probabilità di sviluppare sintomi depressivi del 50-70%, non del 100%. Questo significa che ai fattori innati si interpongono anche fattori ambientali, come lo possono essere l’educazione ricevuta, gli eventi vissuti all’interno della famiglia e quelli vissuti fuori della famiglia con i pari gruppo. In particolare, sembra che alcune esperienze precoci negative possano facilitare lo sviluppo di una predisposizione acquisita alla depressione e un senso di mancanza di speranza verso il futuro. Tra questi possiamo individuare:
  • perdite importanti (es. perdere un genitore, il lavoro, un’amicizia, il partner);
  • diminuzione delle attività gratificanti (es. svolgere un lavoro che piace di meno rispetto a quello precedente); 
  • mancanza di relazioni sociali (es. trasferirsi in una città dove non si conosce nessuno);
  • richieste nuove dell’ambiente esterno (es. cambiare mansione lavorativa, diventare genitore);
  • problemi di gestione della propria vita (es. essere disoccupato, avere problemi economici).
  • circostanze di vita sfavorevoli (es. aver perso un genitore in tenera età, avere un figlio disabile, prendersi cura di persone anziane affette da demenza)

Le cause elencate, tuttavia, non costituiscono dei fattori che necessariamente provocano la depressione. Come abbiamo già sottolineato in precedenza, nell’insorgenza del quadro depressivo, infatti, riveste un ruolo cruciale il modo in cui la persona dà un significato agli eventi vissuti (fattori psicologici).

3. Cura di episodio Depressivo Maggiore

Una volta ottenuta una diagnosi corretta, seguirà una terapia, che nel caso specifico dei Disturbi Depressivi consterà di un trattamento farmacologico e/o di uno psicoterapico:

  1. Per quanto riguarda il primo, infatti, è ormai comune l’efficacia nei Disturbi Depressivi dei cosiddetti antidepressivi. In breve, questi farmaci sono in grado di modulare la neurotrasmissione di alcune proteine, responsabili del funzionamento del nostro cervello e quindi del nostro stare bene. Si tratta di farmaci innocui, privi, cioè, di forti effetti collaterali, che aumentano, tra l’altro, il livello di un neurotrasmettitore chiamato serotonina nel cervello, capace di rimodulare il normale funzionamento dei pensieri. Questi andrebbero immaginati come capaci di ripristinare le normali condizioni umane per cui un evento che realmente può apparire triste viene vissuto come normale, e di permettere, dunque, all’individuo di funzionare nella normalità.
  2. Esiste poi la possibilità di intervenire nel processo di cura con la psicoterapia. Nello specifico, validata, riconosciuta e raccomandata in campo internazionale è la psicoterapia Cognitivo-Comportamentale. Questa avrà lo scopo di intercettare i pensieri pessimistici, di criticarli e di esporre l’individuo al mondo con pensieri più funzionali.

Il bravo psichiatra, invece, sarà quello in grado di capire chi necessiterà di una farmacoterapia, chi di una psicoterapia, e chi, infine, di una commistione delle due terapie.